maandag 11 maart 2013

Lingua dell'attualità. La lingua nei giornali italiani

Scrivere un articolo per un giornale richiede un modo di scrivere particolare. La storia deve essere comprensibile, interessante e vivace, e deve attirare l´attenzione, per garantire che la gente legga il tuo articolo e compri il tuo giornale. Inoltre, la lingua che viene usata nei giornali ha una certa importanza nella società di oggigiorno. La stampa ha contribuito all’uso di una lingua unitaria in Italia. E anche oggigiorno, la lingua nei giornali porta le ultime novità lessicale e grammaticale. Ma come è questa lingua, quali sono le caratteristische? In questa tesina, proverò a chiarire la forma e l’importanza del linguaggio dei giornali.

Il contribuito all’unità linguistica 
Il giornale è stato una delle prime forme grazie a cui si è diffuso l’italiano unitario. Tra la seconda metà del XIX secolo e i primi decenni del XX secolo, la stampa (in realtà il giornale, perché la radio è stata inventata in questo periodo e la televisione ancora non c’era) usava un’italiano molto simile alla lingua attuale. Non occorre sottolineare il fatto che la lingua aveva avuto una lunga storia prima di essere utilizzata nei giornali, ma fino ad allora non era veramente una lingua unitaria. La stampa ha aiutato a diffondere questa lingua, che diventò piano piano unitaria.

Dopo la seconda guerra mondiale, e dopo il periodo del fascismo, la lingua nei giornali è stata definitivamente cambiata in una lingua generale, senza parole con una valore politiche e veramente uno specchio della lingua che veniva usata dagli italiani. Prima, c’era un linguaggio con un lessico molto burocratico, con influenze politiche. “Si evidenzia soprattutto nel livello lessicale e in quello sintattico e stilistico, una spiccata predilezione per un tipo di lingua fortemente letteraria e retorica”, dice la linguista Ilaria Bonomi. Questa lingua si chiama il ‘giornalese’. Dopo che queste restrizioni erano sparite, la lingua giornalistica poteva ancora approfittare di nuove influenze: neologismi come ‘destra’ in senso politico e ‘femminismo’, che non si poteva usare nel periodo del fascismo, e prestiti dall’inglese e dal francese. La lingua giornalistica si avvicinava sempre di più alla lingua parlata. Questa tendenza, cominciata prima del fascismo, si interruppe in questo periodo.

Adesso, possiamo dire che la lingua usata nei giornali è la lingua più aperta alle innovazioni, rispetto alle altre fonti scritte. Un giornalista non vuole scrivere in modo letterario ma in modo chiaro e accativante. Per questo, ci vogliono le ultime espressioni, la grammatica più vicina all’uso. Secondo il professor Riccardo Gualdo, il giornale ha la capacità di usare le ultime innovazioni linguistice, più che gli altri fonti scritte. "La lingua dei giornali è più rapida della lingua letteraria ad accogliere le ultime novità lessicali", dice Gualdo nel suo articolo ‘La lingua dei giornali italiani’. “È più libera dai condizionamenti della tradizione; assorbe con prontezza le innovazioni del costume e delle tecniche di comunicazione.”

Linguaggio narrativo
Come detto prima, gli articoli nei giornali devono essere scritti in un linguaggio vivace, per attirare l’attenzione. Anche questa è una tendenza che è venuta fuori dopo un certo tempo, e che si è svillupata piano piano. Questi articoli, che ricorrono a una lingua ‘visiva’, si chiamano ‘notizie animate’, scrive Giuseppe Antonelli nel suo libro ‘L’italiano nella società della comunicazione’. Una delle caratteristiche più evidenti di questa lingua è la simulazione del parlato. Si scrive un articolo come si potrebbe raccontarlo, con molti citazioni e parafrasi, qualche volta anche con parole dialettali.

Anche per quanto riguarda la struttura degli articoli, vediamo l’importanza del racconto. Si comincia con le cose più importanti, qualche volta un po’ troppo spettacolari, dice Antonelli. La regola principale del giornalismo vorrebbe che si cominciasse chiarire le domande ‘chi, cosa, dove, quando, perché’. Invece, negli ultimi circa 20 anni, la tendenza è quello di spiegare dopo aver attirato l’attenzione. Oppure, come dice Antonelli: “Si apre con un attacco a effetto, si continua a raccontare creando attesa, e solo dopo un certo numero di righe – a volte proprio in chiusura – si offrono al lettore le informazioni decisive.”

L’uso dei verbi
In quale tempo verbale sono scritti gli articoli dei quotidiani? Sopratutto nel passato prossimo, perché si racconta una storia che è successo da tempo, ma non molto tempo fa, altrimenti nessuno vorrebbe comprare il proprio giornale perche potrebbe raccontare notizie vecchie. Regola predefinita è di raccontare una storia, come detto prima. Se si parte dalla domanda: ‘cosa è successo?’, ci vuole il passato prossimo.

Ma ci sono anche alcuni esempi di sintassi usata in un modo diverso. L’imperfetto cronistico è pure un esempio dell’uso di un tempo verbale descrittivo. Un articolo deve raccontare, ma deve anche descrivere per dare l’idea al pubblico di essere un testimone. “Tre vigili del fuoco si avvicinavano alla casa che bruciava, mentre i suoi abitanti provavano a scappare”, ti dà un’immagine orribile ma reale.

Molto usato nei giornali è anche il condizionale di disoccazione. Oppure, come diciamo noi giornalisti, il condizionale d’incertezza. “Il fuoco non avrebbe ferito nessuno.” Perché i vigili del fuoco hanno detto cosí? Perché il giornalista non lo sa? Oppure perché il fuoco portrebbe aver ferito qualcuno dopo il resoconto del giornalista, o i vigili non lo sapevano? Per il pubblico non è chiaro, pensa che nessuno sia stato ferito. E il giornalista non ha fatto nessun errore: ha scritto le cose di fatto corrette.

Sempre più breve
Uno dei cambiamenti degli ultimi anni nella lingua dei giornali è la tendenza perla quale gli articoli sono sempre più brevi. Motivo principale di questo è l'avvento di risorse visive: la gente legge sempre meno, e per questo ci dovrebbe essere più spazio per le foto. Inoltre, i giornali hanno un nuovo concorrente, internet, che naturalmente è gratuito. Quindi i giornali devono sempre di più attirare l’attenzione dei lettori e conservarla.

La tendenza alla miniaturazzione degli articoli, si vede anche nella lingua. Le frasi sono sempre più brevi e sono a volte anche di una sola parola. Un esempio dal libro di Giuseppe Antonelli: “... fammi volare. Perlomeno con la fantasia. Erotica. Che sarà sempre più sfrenata.” Quest’esempio è naturalmente estremo: non si racconta una storia in un modo così letterario. Esempi più usati sono l’inizio di frasi con ‘e’ o ‘ma’, che nell’italiano standard è sanzianata come scorretta ma per garantire che un testo può essere letto velocemente, è ammessa. Molto usato anche nei giornali è la parola ‘coi’, la versione più breve per ‘con i’.

I titoli degli articoli offrono una buona occasione per attirare l’attenzione. I titoli nei giornali sono costituiti sempre più da poche parole. Oppure da citazioni, che attirano l’attenzione più forte. Come ha scritto Antonelli: “Il tasso di battute in discorso diretto è cresciuto per vivacizzare titoli e testi e per dar loro un aspetto di immediatezza e di veridicità. Si tratta spesso di un parlato simulato, infarcito di interiezioni e intercalari discorsivi, di battute tratte dalla lingua quotidiana o persino dal dialetto, di espressioni colorite fino al turpiloquio.”

La lingua giornalistica è una lingua che cambia. È cambiata con l’unificazione della lingua italiana, è cambiata con l’avvento di internet e cambierà con il tempo che verrà. L’obiettivo principale sarà sempre informare: raccontare una storia al pubblico. Per questo, i giornalisti usano sempre la lingua più attuale, o almeno provano ad usarla. La lingua dei giornali italiani è come uno specchio: riflette la lingua utilizzata ad un certo momento, ma le persone che leggono quei giornali fanno riferimento anche a questa lingua quando parlano. 

Bibliografia 
Antonelli, Giuseppe (2007), L’italiano nella società della communicazione, Bologna, Il Mulino. Gualdo, Riccardo (2007), L’italiano dei giornali, Roma, Carocci. Bonomi, Ilaria (2010), Lingua dei giornali, Enciclopedia dell’Italiano, www.treccani.it (http://www.treccani.it/enciclopedia/lingua-dei-giornali_%28Enciclopedia-dell%27Italiano%29/).

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